06.03.2022 – 10.00 – Tutti abbiamo delle domande difficili, scomode da articolare, questioni che non sappiamo a chi porre, che non riusciamo a dire.
“Telemaco risponde” è uno spazio in cui poterle mettere in parola, anonimamente, ricevendo una risposta cucita su misura.
È possibile contattare Telemaco Trieste, associazione formata da psicologhe e psicoterapeute che si occupa della clinica dell’infanzia e dell’adolescenza, all’indirizzo: [email protected].
Domanda: Buongiorno, ho una figlia di 10 mesi ed è la mia primogenita. Mi hanno parlato di regressioni e fasi del sonno e non so se anche questa cosa che mi succede ne faccia parte. Di solito io e il mio compagno facciamo addormentare nostra figlia in braccio e poi la mettiamo nel suo lettino. Ultimamente capita spesso che appena la mettiamo nel lettino si sveglia, se la prendiamo in braccio si addormenta a contatto col nostro petto. Come mai? Cosa possiamo fare?
Domanda: Buongiorno sono Sonia, la mamma di una piccola bimba di 3 mesi.
Vi scrivo perché qualche giorno fa mi è capitata una cosa molto brutta e triste: la piccola piangeva, anzi, gridava, ed io, forse presa da un momento di particolare stanchezza e frustrazione (non è facile occuparsi tutto il giorno da sola di una neonata!!) le ho urlato di smetterla e non l’ho presa subito in braccio come solitamente faccio. Dopo qualche minuto mi sono calmata e di conseguenza sono riuscita a calmare anche lei. Poi però mi sono sentita terribilmente sbagliata ed in colpa per l’accaduto. Non mi era mai successo nulla di simile, è normale avere delle reazioni del genere? Vi prego, ditemi di sì! Vi ringrazio.
Risponde Benedetta Moras per Telemaco Trieste: Gentile Sonia, innanzitutto la ringrazio intensamente per aver messo in luce una questione tanto delicata quanto nascosta relativa alla maternità, ossia quella del senso di inadeguatezza che alcune madri, provano. Il contenuto della sua domanda, per chi è abituato ad ascoltare i vissuti emotivi delle neomamme non sembra triste ma molto onesto, consapevole e soprattutto condiviso. Il fatto che non se ne parli abbastanza non significa affatto che sia qualcosa di “sbagliato” da provare, ma piuttosto che ci costringa a confrontarci con alcuni aspetti che si allontanano dall’ideale della maternità e che dunque preferiremmo tenere lontani da noi.
La nascita di un bambino è molto spesso accompagnata da sentimenti di stupore e meraviglia, ma non solo. Il cucciolo d’uomo, fragile e totalmente incapace di sopravvivere senza le cure dell’altro, con la sua urgenza e con i suoi bisogni mostra la sua totale inermità e dipendenza, soprattutto nei confronti della madre. Probabilmente lei lo sa bene passando molto tempo da sola con la sua piccola bimba.
La maternità ci confronta dunque con l’estraneità dell’altro, con l’incontrollabile, con l’imprevedibile… tutto può succedere da un momento all’altro ed è difficile fare programmi. Questo può essere molto frustrante e faticoso da sostenere. Certo può essere gratificante per una madre sapere di essere l’unica in grado di soddisfare il proprio figlio, ma c’è anche l’altro lato della medaglia: essere affaticati da ciò.
Ecco che allo stupore e alla meraviglia si accompagnano allora vissuti di stanchezza, frustrazione, sconforto, alle volte tristezza. Emerge un aspetto meno conosciuto, più in ombra, della maternità: la sua ambivalenza.
Ancora oggi è presente nella nostra cultura una forte idealizzazione dell’amore materno che provoca in molte madri sensi di colpa e vissuti di inadeguatezza quando, ad esempio, si trovano a confrontarsi con momenti di stanchezza o irritazione come è successo a lei, oppure quando devono tornare al lavoro o addirittura quando si arrabbiano con i loro bambini. Ma è importante sapere che tali atteggiamenti sono invece del tutto sani ed è un bene che vengano espressi piuttosto che rimossi.
Anche nell’amore materno dunque, come in ogni altro sentimento d’amore è presente una componente aggressiva: sapere questo, è un primissimo modo per accettarla, elaborarla e trasformarla in qualcosa di prezioso e positivo nella relazione con il proprio figlio.
Sì, ho detto proprio positivo: una madre che mostra le sue emozioni al proprio figlio, senza negarle o mascherarle gli offre la possibilità di poter fare lo stesso, in futuro.
Inoltre, il bisogno ed il desiderio della madre di allontanarsi da lui può servire ad entrambi per favorire il distacco tra i due. Ricordiamoci che il bambino non ha bisogno di una madre perfetta, sempre presente, sempre amorevole, sempre disponibile, sempre sorridente ma come diceva lo psicoanalista Winnicott di una madre “sufficientemente buona”: una madre che sappia ascoltare e comprendere proprio figlio, ma anche sé stessa.
Concludo dunque dicendole che sì, è del tutto normale avere delle reazioni simili alla sua anche se questo è poco raccontato e condiviso!