23.09.2023 – 11.30 – La pena di morte è un tema di dibattito globale che ha suscitato controversie per secoli. La pratica della pena di morte risale ai tempi antichi, con prove che la si trova già nelle antiche civiltà babilonesi, romane e cinesi. Nel corso degli anni, le ragioni per infliggerla sono variate, spaziando dall’applicazione della giustizia per crimini gravi al controllo sociale. Durante l’illuminismo del XVIII secolo, il pensiero filosofico ha iniziato a mettere in discussione la pena di morte. Filosofi come Voltaire hanno sottolineato l’importanza di punizioni più umane e proporzionate. Questa influenza ha portato a una serie di riforme legali che hanno limitato o abolito l’uso della pena di morte in molti paesi europei, tra cui il nostro. Gli sforzi per sopprimere questo tipo di punizione hanno guadagnato slancio soprattutto negli ultimi 50 anni, con un numero crescente di paesi che hanno deciso di ripugnare tale castigo.
Organizzazioni internazionali come ‘Amnesty International’ e ‘Human Rights Watch’ hanno lavorato per sensibilizzare sull’argomento e promuoverne l’abolizione. È un dibattitto sicuramente complesso che coinvolge molte questioni, tra cui la giustizia, la deterrenza, la proporzionalità e i diritti umani. Chi sostiene che la pena di morte spesso è necessaria per punire i criminali più pericolosi o come forma di dissuasione, si scontra con chi, dall’altra parte, sottolinea che invece il rischio di giudizi errati, la mancanza di proporzionalità sono argomentazioni sufficienti per ritenerla una pena esagerata.
È un argomento molto delicato che continuerà a dividere le opinioni in tutto il mondo. La sua storia mostra un’evoluzione dalla pratica generalizzata all’attuale dibattito sulla sua abolizione, rimarrà una questione centrale ed importante nei contesti legali, etici e umani per gli anni a venire.
[m.m]