25.09.2024 – 11:46 – È stato presentato ieri nello stabilimento Mangiarotti-Westinghouse di Monfalcone il Vacuum vessel, un componente centrale nello sviluppo del progetto Iter che dovrebbe condurre a un ulteriore avvicinamento alla tanto agognata fusione nucleare. O per meglio dire, a una fusione nucleare controllata in grado di fornire energia sfruttando le reazioni tra gli isotopi dell’idrogeno deuterio e trizio. È infatti questo l’ambizioso proposito di Iter, International Thermonuclear Experimental Reactor, un programma internazionale mirato alla costruzione di un reattore a fusione sperimentale in grado di produrre plasma che fornisca maggiore energia di quanta ne assorba l’intero processo. Un primo passo verso la generazione di tecnologie in grado di sfruttare “il nucleo” su larga scala: ITER infatti è un reattore sperimentale e non è progettato per convertire in elettricità la potenza termica prodotta, o per essere utilizzato a fini commerciali.
Anche il Friuli Venezia Giulia ha fatto la sua parte nel progetto, con la produzione del primo settore del Vacuum vessel, coordinato da Fusion for Energy (F4E), l’agenzia dell’Unione Europea per l’energia termonucleare, in collaborazione con Ansaldo Nucleare, Mangiarotti-Westinghouse e Walter Tosto. Si tratta di una struttura del diametro di 19,4 metri, di 11,4 d’altezza e del peso di circa 5200 tonnellate che sarà il vero e proprio cuore di Iter. Vacuum vessel è una camera in acciaio toroidale, cioè grossomodo a forma di ciambella, chiusa ermeticamente, che dovrà contenere il plasma della reazione di fusione, assicurandone il completo isolamento.
L’assemblaggio del Vacuum vessel, costituito da quattro elementi principali, è stato portato a termine proprio nello stabilimento di Mangiarotti-Westinghouse di Monfalcone, step conclusivo di dieci anni di lavoro che hanno coinvolto direttamente più di 150 professionisti e almeno 15 aziende di tutta Europa. Il Vacuum Vessel è ora pronto per essere spedito a Cadarache, nel sud della Francia, la sede del prototipo Iter.