11.12.2024 – 11:15 – Stanno per cambiare le linee politiche UE sulla pesca. Nella scorsa notte, al termine di due giorni di negoziati, il Consiglio dei Ministri dell’UE AGRIFISH ha raggiunto un’intesa sulla regolamentazione della pesca nelle acque di Mar Mediterraneo, Oceano Atlantico e Mare del Nord per il 2025. Un accordo siglato all’unanimità, che media tra le richieste dei principali paesi interessati, orientato alla salvaguardia delle attività ittiche, ma altresì delle riserve marittime. L’accordo prevede, per quanto riguarda il Mediterraneo Occidentale, una riduzione delle attività dei pescherecci a strascico del 66% nelle acque spagnole e francesi e del 38% nei mari italiani. Le nuove politiche dovrebbero entrare in vigore, una volta adottati i regolamenti, a partire dal 1 gennaio 2025.
A stretto giro di posta è arrivata la reazione dell’On. Anna Maria Cisint, europarlamentare in quota Lega, la quale ha definito le nuove politiche UE sulla pesca una “batosta per i pescatori”. Rispetto al 2024 – spiega Cisint in una nota – il Consiglio ha inoltre deciso, per l’Italia, la riduzione del 6% dei limiti massimi di cattura per il gambero blu e rosso. “È ora di cominciare a riconoscere che la Politica Comune della Pesca sta portando alla fine del settore che dovrebbe invece tutelare: appare palese il fatto di come la Commissione UE stia continuando a perseguire il proprio lento, ma inesorabile lavoro di demolizione del comparto della pesca” ha attaccato Cisint. “In Italia, paese in cui il consumo di pesce è in costante crescita, continuiamo ad importare prodotti ittici dall’estero, col paradosso di subire continue limitazioni imposte da Bruxelles. Appare chiaro come i burocrati europei, ragionando per schemi, si dimostrino ben distanti da una realtá mai vissuta o toccata con mano. Una nuova batosta per i nostri pescatori, che di questo passo saranno decimati in pochi anni e, nella peggiore delle ipotesi, anche in questo settore inizieremo a dipendere da Paesi terzi. A rimetterci, come sempre, economia e tradizione, obbligando indirettamente i consumatori a rinunciare alla qualità a km zero del nostro pescato.”