17.02.2025 – 09:24 – Gorizia in vetrina a Milano, e proprio nel cuore della città – l’Arena della Libreria Mondadori in Piazza Duomo – nella mattinata di ieri, domenica 16 febbraio, nell’ambito del cartellone di incontri “Un viaggio da fare 2025”, promosso dall’Assessorato alla Cultura della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia per la direzione artistica di Massimiliano Finazzer Flory e la cura organizzativa di Fondazione Pordenonelegge. Da ‘santa’ e ‘maledetta’ a Capitale europea della Cultura. Gorizia tra confini, autonomia e cooperazione transfrontaliera è il tema su cui si sono confrontati oggi il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna e il saggista e accademico Davide Rossi, nel dialogo condotto dal curatore della rassegna, l’artista goriziano Massimiliano Finazzer Flory.
Un focus per ripercorrere la vicenda delle »due« Gorizia nel secolo breve ma soprattutto oggi, quando sono insieme proiettate verso un futuro di sviluppo e cooperazione. Dall’8 febbraio scorso, infatti, la Capitale Europea della Cultura unisce Gorizia e Nova Gorica in un progetto comune di stretta collaborazione. «Una candidatura nata malgrado i reciproci trascorsi di dolore e incomprensione – ha spiegato il sindaco Ziberna – e con il presupposto di voler condividere e superare il passato, per guardarlo anche con gli occhi dell’altro e poter procedere insieme. GO! 2025, quindi, come una Capitale della cultura e un territorio che non deve cedere all’omologazione – ha sottolineato il sindaco Ziberna – perché la nostra forza sta nella somma delle caratteristiche di ogni comunità coinvolta».
Davide Rossi ha ripercorso le vicende che hanno portato a un confine drasticamente tagliato in due, separando simbolicamente l’Italia e la Jugoslavia con un muro, e la città di Gorizia, plasticamente divisa dalla sua nuova “gemella” con un confine cittadino che ha spezzato la storia di un territorio e le vite delle persone. Si è parlato anche degli eventi che in questi mesi vedono Gorizia al centro dell’agenda culturale italiana, con esposizioni come quella dedicata a Franco Basaglia I luoghi dell’incertezza e le emozioni della libertà, di scena fino al 2 marzo nell’Auditorium di via Roma, con l’organizzazione dell’associazione per le Arti Contemporanee Prologo, la curatela del critico d’arte Giancarlo Pauletto e la collaborazione di Franco Dugo; e quella dedicata a Ungaretti poeta e soldato. Il Carso e l’anima del mondo. Poesia pittura storia, fino al 4 maggio al Museo Santa Chiara. Proprio i versi di Ungaretti, nella lettura di Massimiliano Finazzer Flory, hanno suggellato l’incontro, nel ricordo della sua umana resilienza al dolore della guerra, ma anche «della resilienza di quel territorio, il Carso, uscito devastato dal primo conflitto mondiale, e nel tempo riportato a nuove primavere, metafora – ha spiegato il sindaco Ziberna – della possibilità di rinascita, anche di fronte alla tragedia più devastante».
A conclusione dell’incontro l’esperienza prosegue con una degustazione di sapori del Friuli Venezia Giulia.
La seconda parte del cartellone “Un viaggio da fare 2025. Friuli Venezia Giulia e GO! 2025 verso una cultura di frontiera” si articolerà la settimana successiva, da lunedì 17 a sabato 22 febbraio, ogni giorno alle 18 negli spazi della Libreria Bocca. Sarà l’occasione per approfondire alcuni eventi espositivi promossi in questi mesi in Friuli Venezia Giulia in collegamento con gli eventi di GO! 2025, a cominciare dalla mostra “Ungaretti poeta e soldato. Il Carso e l’anima del mondo. Poesia pittura storia”, che si sviluppa tra il Museo di Santa Chiara a Gorizia e la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea a Monfalcone. Lunedì 17 febbraio il dialogo con il poeta e scrittore Gian Mario Villalta, direttore artistico di pordenonelegge e profondo conoscitore dell’opera di Giuseppe Ungaretti, ritroveremo le storie di Ungaretti sul Carso, le battaglie a cui ha partecipato, i momenti di riposo in retrovia, i congedi, e poi il racconto dei luoghi sul Carso. Seguiranno eventi dedicati all’artista futurista Tullio Crali, al pittore Zoran Mušič e all’artista surrealista Leonor Fini, dal 26 febbraio in mostra a Palazzo Reale, Milano.
(cs – p.p.)