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sabato, 6 Settembre 2025

Moria di pesci Isonzo, il giallo potrebbe diventare caso transfrontaliero

23.03.2022 – 17.45 – Le immagini della moria di pesci nell’alveo del Fiume Isonzo, registrate dai media nella giornata di ieri stanno facendo il giro della Penisola. In questi giorni, infatti, il corso d’acqua sulle cui sponde si combatterono alcune delle più iconiche operazioni militari della prima guerra mondiale risulta colpito da fenomeni di grave secca dovuti allo scarso numero di precipitazioni verificatesi nel corso della precedente stagione. Per questo, l’Assessore Regionale alle Risorse Agroalimentari, Forestali e Ittiche, Stefano Zannier, ha rivolto un appello ai cittadini affinchè segnalino alla Regione le situazioni di grave mancanza idrica, con segnali di moria di pesci, nei corsi d’acqua del Friuli Venezia Giulia. “La strage di pesci nell’Isonzo nel giorno internazionale dell’acqua ci sbatte in faccia la gravità della crisi climatica e ambientale che stiamo vivendo”, – ha commentato la sede di Legambiente Gorizia e Monfalcone in una nota. “L’immane quantità di pesci morti e le dimensioni raggiunte da molti individui (carpe di oltre un metro di lunghezza) ci fa capire che il tratto dell’Isonzo dalla passerella di Gradisca al ponte di Sagrado non rimaneva in secca da chissà quanti anni (dal 2003 secondo i dati del Comune di Gradisca, ndr), anzi forse quel tratto non era mai rimasto in secca”. “Una comunità acquatica abbondante e diversificata viveva in quel luogo: accanto a molte specie alloctone, come pesci siluro e nasi, sono stati trovati agonizzanti anguille, barbi comuni (specie protetta), cavedani, trote marmorate (specie protetta), tinche, sanguinerole, cobiti, gamberi di fiume (specie protetta), gasteropodi, larve di perla e chissà quante altre specie. Ci vorranno molti anni per ricostituirla”, denunciano ancora dall’Associazione.

Ad ogni modo, la moria di pesci e la ridotta quantità di acqua nell’alveo del fiume sembrerebbe non essere legata interamente alla sola questione della siccità ma anche a fattori di tipo antropico. All’origine di tutto sembrerebbe esserci infatti un’anomalia delle manovre idrauliche delle porte che regolano la portata d’acqua del Fiume Isonzo a monte del confine tra Italia e Slovenia. Pertanto, sono immediatamente scattate le indagini da parte degli inquirenti. Dal canto suo, il Primo Cittadino di Gorizia, Rodolfo Ziberna, ha parlato di “enorme danno ambientale ed economico con migliaia di pesci morti, fenomeno del quale qualcuno dovrà prima o dopo rispondere”; inoltre, il Sindaco ha informato dei fatti la Commissione Internazionale Italo-Slovena della Farnesina. Ora, il giallo della moria dei pesci rischia di trasformarsi in un contenzioso transfrontaliero tra le due vicine Repubbliche.

Il “Comitato Salviamo l’Isonzo”, di cui Legambiente è parte attiva, già nel 2015 aveva avviato una petizione che aveva raccolto oltre un migliaio di firme per la salvaguardia della salute dell’Isonzo. Nel 2017, poi, si era fatto promotore di una petizione europea che chiedeva la stesura di un piano di gestione transfrontaliero delle acque e la riduzione dei prelievi delle stesse durante i periodi di magra. La Commissione Europea aveva risposto di aver più volte sollecitato il Governo italiano in tal senso. Così, il Comitato, si era fatto promotore di un’interrogazione parlamentare al Ministero dell’Ambiente informando contestualmente gli organi istituzionali del Friuli Venezia Giulia. “E’ scontato dire che nessuno ci ha risposto – ha commentato il Comitato in una nota – e nulla è stato fatto da allora”. “Le associazioni ambientaliste – hanno continuato – non sono nemmeno state coinvolte nelle riunioni dell’esistente commissione mista italo-slovena per la gestione dell’Isonzo, che si dovrebbe occupare proprio di questi temi, né sono mai stati resi pubblici i verbali delle riunioni come più volte richiesto”.

“A questo punto – prosegue la nota – è fondamentale capire innanzitutto le cause della grave mancanza d’acqua. Qual è la portata che viene rilasciata in questi giorni dalla diga di Salcano? Sono stati fatti dei prelievi idrici in Slovenia? Ma le cause probabilmente non sono esclusivamente a carico della Slovenia. Sappiamo che pochissimi giorni fa è stato messo in funzione il sistema di irrigazione dell’agro cormonese-gradiscano che ha la presa in un canale di derivazione poco più a monte. Inoltre l’acqua scorre abbondante nel canale della nuova torcitura, parallelo al tratto che è finito in secca. Possono avere influito sulla mancanza di deflusso minimo vitale (oggi definito deflusso ecologico) nell’Isonzo?” – si chiedono dai circoli isontini di Legambiente.

Le operazioni di pulizia dei pesci morti disidratati e divorati dagli uccelli e dalla fauna selvatica, sono ora a carico del Comune di Gradisca d’Isonzo il quale è al lavoro per stimare costi e metodi per una rapida rimozione delle carcasse.

[g.t]

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