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sabato, 11 Ottobre 2025

Grado, la storia alla base del turismo

06.07.2023 – 08.00 –  Il nucleo cittadino di Grado, centro divenuto già nel periodo di dominazione asburgica un punto di riferimento turistico dell’Impero, deve le sue origini a un altro grande impero: quello romano.
La piccola Grado fu sin da subito intrinsecamente legata alla più celebre, ovviamente si fa riferimento all’ambito prettamente storico, Aquileia, fondata nel 181 a.C..
Proprio la città dell’affermato patriarcato, collegata a Grado dal fiume Natissa, si servì dell’Isola del Sole (centro di cui abbiamo testimonianze già a partire dal I sec a.C. come riportato dal ritrovamento di alcuni manufatti ceramici) affidandole una funzione di scalo marittimo, in latino “Gradus” significa appunto scalo.

La futura meta turistica dell’intero mondo Mitteleuropeo si sviluppò inizialmente, nella zona dell’odierno centro storico, come un castrum, cinta muraria di forma rettangolare riconducibile ai celebri accampamenti romani. Esso venne più precisamente costruito, secondo alcuni dati emersi da uno studio geognostico eseguito sulla basilica tardo romana di Santa Maria delle Grazie, indicativamente a metà del IV sec d.C..
Le suddette mura ospitarono poi, in occasione delle invasioni barbariche degli Unni capitanate da Attila (452 d.C.), in pianta stabile le popolazioni provenienti dall’entroterra. La medesima situazione si ripropose poi poco più di un secolo dopo (nel 568 d.C.), periodo in cui, dinanzi al pericolo paventato dall’invasione longobarda, l’arcivescovo aquileiese trasferì la sede vescovile insediandosi nell’isola come Venetiarum et Histriae Patriarca.
Il trasferimento del patriarca di Aquileia nell’isola contribuì, oltre ad un concreto abbellimento del castrum grazie alla costruzione di splendide chiese, alla nascita ufficiale del patriarcato di Grado, istituzione che, divenuta punto di riferimento religioso di un territorio che andava dall’Istria a Chioggia, garantì un grande sviluppo economico, culturale e artistico di tutto il territorio ad esso correlato sino al XV secolo.

Proprio in questo secolo, in particolare nel 1451, l’ormai celebre località marittima subì una forte battuta d’arresto a causa della soppressione del patriarcato. L’assenza di questa istituzione, figlia della crescita esponenziale di Venezia e del conseguente trasferimento del patriarca nella futura Serenissima (avvenimento registrato già a metà del XII secolo), causò un inevitabile grande periodo di crisi identitaria nell’isola, il territorio dovette dunque tornare a essere un paese di pescatori.
Grado, città da cui Venezia ereditò potere e inclinazione religiosa (l’ormai apparentemente superato castrum le trasmise infatti l’importante titolo patriarcale), si ridimensionò dunque al di sotto del dominio veneziano, ma mantenne saldi nella propria mente le strutture organizzative, economiche e sociali apprese nei secoli di splendore.
La decentralizzazione di Grado, periodo considerato da molti il peggiore dell’intera storia della laguna gradese, rimase purtroppo stabile per diversi secoli; soltanto a partire dal Trattato di Campoformido (1797) l’isola tornò a vedere la luce diventando infatti parte integrante dei domini austriaci.

Nata da un impero, quello romano, intorno al I secolo e “rinata” poi, a ridosso del 1800, grazie a un altro impero, quello asburgico, Grado non poteva che essere una cittadina destinata a gradi traguardi.
Tuttavia, essi non furono immediati. La rinascita vera e propria di Grado, aspetto che si concretizzò poi definitivamente soltanto quasi un secolo più tardi (nel 1892), deve indiscutibilmente rendere grazie a una sapiente politica turistica e, soprattutto, salutistica della sua cittadinanza e di tutti quegli investitori che videro nell’isola del Sole un potenziale enorme.
E se nell’estate del 1856 aver ospitato Ippolito Nievo, il quale ispirato poi dalla “piacevolezza del soggiorno, della commodità dei bagni, e della cortesia degli abitatori” scrisse la celebre novella “Le maghe di Grado”, fornì una corposa promozione alla località balneare, l’aver istituito, grazie alla sapiente politica salutistica avviata dal 1873 dall’intraprendente medico fiorentino Giuseppe Barellai e ai sostegni economici e organizzativi del Comune di Gorizia e di alcuni benefattori privati, un Ospizio Marino permise alla località di fare il definitivo salto di qualità come centro di riferimento turistico dell’Impero.

Ad accompagnare l’ottima gestione dell’Ospizio, struttura divenuta celebre per le sue alte capacità curative e terapeutiche, intervenne nell’importante processo di crescita della località una grande spinta propagandistica legata appunto agli indici di guarigione, dati resi pubblici al tempo grazie alla trasmissione dei rapporti ufficiali alla Luogotenenza del Litorale nel periodo compreso tra il 1873 e il 1884.
L’ulteriore promozione, aspetto associato a un fisiologico “passaparola”, delle qualità e delle proprietà della sabbia, del sole e del mare su riviste specializzate, aspetto curato prevalentemente agli esordi, e sui principali quotidiani resero dunque in breve tempo Grado un’oasi nel quale farsi curare dalla natura.
Visitare Grado fu per i cittadini dell’impero una sorta di viaggio “esotico” nel quale i “cittadini del nord” poterono confrontarsi con un mondo completamente nuovo, un ambiente caratterizzato da un clima decisamente differente abitato da uomini dalla carnagione bronzea.

Come affermato nel testo “Réclame per Grado” a cura della germanista Marina Bressan “il progressivo accreditarsi in campo medico della Klimatotheraphie, cioè il metodo che considerava il cambiamento climatico e lo sfruttamento delle risorse naturali di un certo territorio come elemento importante nella cura e prevenzione di certe malattie, e la scoperta del bagno marino costituirono un binomio vincente per Grado“.
Essere per l’Impero uno dei pochi sbocchi sul mare dotati di spiaggia sabbiosa e un’aria marina purissima, aspetto al quale venne sapientemente accostata una politica turistica e d’accoglienza dell’ospite d’élite, fu per Grado una vera e propria fortuna. Tuttavia è proprio vero che la fortuna aiuta gli audaci, in questo caso l’audacia di Grado a costruire in breve termine strutture adeguate all’accoglimento del maggior numero di turisti, su tutti un grandioso stabilimento balneare, permise all’isola di affermarsi quasi istantaneamente come la più bella spiaggia sabbiosa dell’Adriatico.

Nel 1892, dopo la costruzione di grandi strutture nel contorno urbanistico (hotel e pensioni su tutti) finanziate da Giacomo Fonzari, il Barone Bianchi, Josef Maria Auchentaller, i Windhaber, i Gschaidere e, infine, i Bauer, Grado divenne il sito di cura ufficiale dell’Impero. Proprio in quell’anno venne infatti attivato il primo stabilimento europeo per le sabbiature, struttura che permise all’intera isola di affermarsi anche nel tempo come centro turistico di riferimento in Italia, nazione alla quale appartiene soltanto dal 1918.

[a.f.]

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