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sabato, 6 Settembre 2025

Cpr Gradisca, Bullian (Pat-Civ) risponde a Fedriga ‘Chiedere a gradiscani cosa ne pensano’

20.09.2023 – 17.25 – “Ma davvero Gradisca d’Isonzo vive questo eldorado – interviene il consigliere regionale del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg Enrico Bullian –? Lo chiediamo ai gradiscani come funzionano queste grandi strutture? E cosa pensano della dichiarazione di Fedriga?».

«Continuo a leggere con curiosità le ripetute dichiarazioni degli esponenti del centrodestra regionale, a partire da quelle del Presidente della Regione. Quest’ultimo chiede a gran voce la redistribuzione equa dei richiedenti asilo a livello europeo e nazionale (fra le Regioni), ma – per i rimanenti – non vuole applicare lo stesso principio di diffusione di piccoli gruppi sul territorio del Friuli-Venezia Giulia, dove può giocare un ruolo da protagonista e dove insistono grandi strutture di accoglienza che hanno già manifestato da tempo i propri limiti (come è immediatamente intuibile al Cara di Gradisca d’Isonzo o alla Caserma Cavarzerani di Udine).

Al contrario – continua Bullian –, il suo collega Zaia ha aperto all’accoglienza diffusa, per gestire il fenomeno con maggiore beneficio (o minor impatto se si inverte l’ottica) per i richiedenti asilo e per le comunità ospitanti, evitando la contrapposizione ideologica e lo scontro. Purtroppo, invece, da noi si persevera con il solito leitmotiv, un evergreen per la propaganda: mantenere alta la tensione sul tema dei richiedenti asilo politico, per capitalizzarla in consenso elettorale. In particolare la Lega – pur nelle varie metamorfosi avvenute nel partito e salvo rare eccezioni come Zaia – continua ad aver bisogno del nemico “esterno” (dimostrando debolezza strategica): tutto è iniziato contro il “teron” (ai tempi della ventilata Secessione padana), per poi passare all’“extracomunitario” (clandestino, anche quando non lo era) e infine, negli ultimi anni, al “richiedente asilo politico” (irregolare, anche quando spesso non lo è) e alle “Ong”. Non c’è stata una maturazione istituzionale nonostante i lunghi anni al potere e così le situazioni complesse non sono state risolte, ma si sono incancrenite (addirittura con più sbarchi e più arrivi), esasperando gli animi e impedendo pratiche di inclusione e integrazione verso chi attende o riceve lo status di rifugiato (diritto costituzionalmente garantito)».

«Andando alle questioni di più stretta attualità, sull’hotspot è necessario una specifica da parte delle istituzioni competenti nella scelta: dicano dove vogliono farlo. Ricordiamo poi al Presidente Fedriga che l’hotspot non serve solamente ad allontanare chi è entrato irregolarmente, ma anche e forse soprattutto a dare continuità di tutela a chi ha diritto allo status di rifugiato. L’asilo politico viene concesso in seconda battuta e non è dato sapere a priori se la persona sarà riconosciuta come rifugiato: verrà certificato solo in seguito dalle specifiche Commissioni statali. Inoltre quando – sbagliando o mentendo – si dice che l’accoglienza diffusa ha fallito, si dovrebbe anche dire come si valutano le alternative oggi esistenti: il Cara di Gradisca d’Isonzo o la Caserma Cavarzerani di Udine, ovvero strutture con grandi concentrazioni di richiedenti asilo, hanno funzionato meglio? Non penso lo si possa affermare secondo scienza e coscienza. Per concludere, va smentita anche l’affermazione che l’accoglienza diffusa è priva di “controllo”. È vero il contrario, dal momento che spesso consente di attivare percorsi di inclusione (lavorativi, di conoscenza della lingua, di inserimento nella realtà locale ecc.), che creano un clima migliore sotto la supervisione di cooperative dedicate alle strutture e delle forze dell’ordine, contribuendo al benessere socio-economico dei soggetti interessati e del territorio ospitante, come ho avito modo di sperimentare in prima persona negli anni da sindaco di Turriaco», conclude Bullian.
[c.s.]

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