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sabato, 6 Settembre 2025

Slow Wine Fair di Bologna, presenti sette cantine del goriziano

18.02.2025 – 14:17 – Se il Friuli-Venezia Giulia è tra i protagonisti della quarta edizione di Slow Wine Fair, la manifestazione dedicata al buon vino che si svolge a Bologna dal 23 al 25 febbraio 2025, il territorio goriziano si presenta con una contingente composto da ben sette esponenti: Gemma (Cormons), Mas Di Massimo Bergomas (Corona), Matter (Cormons), Orzan Ivaldo (Capriva Del Friuli), San Lurins (San Lorenzo Isontino), Sturm (Cormons) e Terre Del Faet (Cormons). Organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food, rappresenta l’incontro internazionale della Slow Wine Coalition e quest’anno riunisce circa 1200 espositori provenienti da 30 Paesi e da tutte le regioni italiane intorno al tema della sostenibilità del packaging e della logistica della filiera vitivinicola.

Secondo la guida Slow Wine 2025, il movimento della regione Friuli-Venezia Giulia – se si considerano la nascita di nuove aziende, i passaggi di mano, gli investimenti imprenditoriali e soprattutto le vignaiole e i vignaioli giovani che si mettono in gioco e decidono di percorrere una propria strada -, è impressionante. Il filo rosso che sembra tenere tutto insieme è l’emergere dell’impronta territoriale al di sopra di quella varietale. I vini sinceri, quelli che si cerca di valorizzare nella guida, acquisiscono sempre di più una riconoscibilità. Emblematico, in questo senso, è il percorso del Collio, della Brda, dell’Istria slovena e della parte collinare dei Colli Orientali del Friuli: al di là delle divisioni statuali e consortili, si fa largo tra i produttori una consapevolezza nuova, che si traduce poi nel bicchiere e restituisce, appunto, vini sempre più territorialmente identitari.

Secondo Slow Wine 2025, in FVG sarebbe l’ora di lavorare in modo approfondito su dei progetti di zonazione, come già è stato fatto in altre parti d’Italia. Un po’ diverso è lo stato dell’arte per ciò che riguarda il Carso e il Kras: qui l’unicità pedoclimatica delimita e costruisce già da sé l’unicità e la riconoscibilità territoriale dei vini, che peraltro hanno spesso raggiunto altissimi livelli qualitativi. Tutto è più complicato nelle zone di pianura, dove l’approccio produttivo sembra più difficilmente riconducibile a matrici comuni. Ancora un’osservazione: le visite e le degustazioni di quest’anno ci hanno restituito un Friuli-Venezia Giulia e una Primorska in cui dominano, in termini qualitativi, le uve a bacca bianca (malvasia istriana in primis), interpretate in chiave macerativa o meno. Sul versante a bacca nera si riconosce la grande potenzialità dei vini a base degli autoctoni refosco, terrano e schioppettino, ma sembra mancare una massa critica capace di generare un significativo scatto in avanti. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito di Slow Wine Fair a questo link.

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