01.07.2025 – 07:30 – Da oggi, martedì 1 luglio, la Sinagoga di Gorizia sarà nuovamente aperta al pubblico, dopo i lavori di riqualificazione che hanno riportato l’edificio al suo fascino originario. Le giornate di apertura del tempio di via Ascoli saranno martedì, venerdì e domenica, dalle 10 alle 18, con ingresso libero. Sarà visitabile anche nelle festività del 15 agosto, 1 novembre e 26 dicembre, con lo stesso orario, mentre sono previste chiusure il 24, 25 e 31 dicembre. La gestione delle aperture è stata affidata a ISO COOP Società Cooperativa Sociale. Alle 17 il sindaco, Rodolfo Ziberna, sarà sul posto per una visita.
I lavori nella Sinagoga di Gorizia – Lo storico edificio è stato sottoposto a una serie di interventi volti a contrastare i segni lasciati dal tempo: si è proceduto in particolare per rimediare alle conseguenze di opere eseguite maldestramente negli anni ’70, che hanno appesantito la struttura e hanno contribuito alle infiltrazioni. Inoltre sono state eseguite la levigatura e la tinteggiatura delle pareti esterne, il ripristino delle cornici decorative, la pulizia delle pietre che si trovano a fianco del cancello e la messa in sicurezza dei serramenti, per un totale di 270mila euro. Procedono intanto i lavori per rendere ancora più fruibile e per aggiornare la sala dedicata al filosofo goriziano Carlo Michelstaedter, oltre che per mettere a punto il nuovo allestimento del museo “Gerusalemme sull’Isonzo”.
La storia della Sinagoga di Gorizia – Gorizia ha avuto storicamente accertata la presenza di una comunità ebraica fin dal XIII secolo. Il primo insediamento cittadino è testimoniato nella “terra di sotto” ai piedi del Colle del Castello, nel vicolo che a tutt’oggi conserva l’antico toponimo di Cocevia. Della fine del XVII secolo poi, per volontà dell’Imperatore Leopoldo I, fu istituito il Ghetto di Gorizia dove gli ebrei praticavano le loro attività commerciali, bancarie e manifatturiere legate alla lavorazione della seta. In questo contesto, nel corso dei secoli, molti studiosi e letterati ebrei si guadagnarono ampia fama tanto da far conoscere Gorizia come la “piccola Gerusalemme sull’Isonzo”.
Pur non essendo mai una comunità molto numerosa, quella ebraica fu per la storia della città una presenza importante nell’ambito della borghesia cittadina sotto il dominio asburgico quasi totalmente irredentista: molti i protagonisti della Comunità che aderirono all’idea nazionale italiana almeno fino al 1938. ovvero fino all’emanazione delle leggi razziali. Con l’occupazione nazista, il 23 novembre 1943, tutti gli ebrei rimasti in città furono deportati ad Auschwitz e pochissimi fecero ritorno. Nel 1969 la decimata Comunità goriziana si unì a quella di Trieste. Costruita nel 1756, la Sinagoga fu utilizzata dalla Comunità ebraica di Gorizia fino a quell’anno. Nel 1978 la Comunità di Trieste donò l’edificio in abbandono al Comune, perché lo restaurasse e lo destinasse ad attività culturali riguardanti l’ebraismo: dopo una serie di importanti lavori di restauro la riapertura del Tempio avvenne nel 1984. Attualmente il Tempio non è adibito al culto.
La Sinagoga, di rito askenazita, fu costruita nella seconda metà del XVIII secolo: nel 1894, a fronte dell’abbattimento di alcune case del Ghetto, fu realizzato il cortile d’accesso preceduto dal portone coronato da un frontone che si affaccia tutt’oggi sulla via Ascoli. Entrando una lapide ricorda gli ebrei deportati nel ’43 e accanto si può ammirare una scultura dedicata di Simon Benetton.
Il Tempio conserva la profonda suggestione di un luogo fuori dal tempo visto che poche modifiche sono intervenute dal Settecento: l’ampia sala è sovrastata da un sontuoso matroneo ligneo a balconata e, grazie ad ampie finestre e due splendidi lampadari in ferro battuto, la Sinagoga è particolarmente luminosa. A lato troviamo i banchi lignei dei fedeli e sulla parete di fondo il tabernacolo costituito da quattro colonne tortili in marmo scuro è protetto da una balausta in ferro battuto e dorato: all’interno veniva posto il rotolo delle Sacre Scritture ovvero la Torah mentre sul lato opposto una pedana rialzata per chi legge le Scritture durante i riti. Dietro l’edificio il giardino è intitolato a Bruno Faber, il neonato goriziano deportato nel ’43 ad Auschwitz, da cui non fece ritorno.
(cs – p.p.)