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giovedì, 9 Ottobre 2025

Gorizia, Céline Sciamma ritira il Premio Sergio Amidei 2025

21.07.2025 – 10:15 – Il Premio Sergio Amidei all’Opera 2025 è stato consegnato alla regista e sceneggiatrice Céline Sciamma, personalità di grande influenza nel cinema francese ed europeo degli ultimi anni. Nota per pellicole come Tomboy, Girlhood e Ritratto della giovane in fiamme, con cui ha ottenuto il riconoscimento internazionale a Cannes, Céline Sciamma è considerata una delle voci più originali del cinema europeo contemporaneo, celebrata per il suo sguardo poetico e politico sull’identità di genere, l’infanzia e l’adolescenza.

Come recita la motivazione del premio, il suo stile è sobrio, essenziale, e racconta con delicatezza le trasformazioni interiori, il desiderio e la libertà, spesso da un punto di vista femminile e queer. Céline Sciamma si è meritata il Premio Sergio Amidei all’Opera 2025 per aver profondamente modificato lo sguardo del cinema francese ed europeo. Il riconoscimento le è dunque stato consegnato “per la sua straordinaria abilità nel ritrarre le complessità delle esperienze femminili, dalle sfide dell’adolescenza alle dinamiche delle relazioni amorose e dell’amicizia. Per lo stile registico sobrio ma potente, che privilegia l’intimità delle relazioni e la forza delle immagini. Per la sua capacità di comunicare il non detto e di rovesciare i luoghi comuni, arrivando al cuore dell’identità dei personaggi e degli spettatori”.

“È raro un premio con un’anima, in questo premio c’è prima di tutto l’anima di Sergio Amidei ma anche l’anima della bellissima squadra del Premio, del Kinemax, della Giuria – ha commentato Céline Sciamma. “Un premio con un’anima crea una comunità, sono felice di fare parte di questa storia e ringrazio molto. Al di là del riconoscimento personale che dà coraggio per andare avanti e un’occasione di pensare al cinema e dunque di celebrare le capacità uniche di questo linguaggio di esprimere e influenzare. Se guardo indietro e rifletto su questo lavoro direi che la questione comune che anima ogni film, la prima di tutte e che rimane viva è sempre cosa può fare il cinema. E la cosa alla quale certamente preferisco pensare è che mi guida per pensare ai film del futuro ma anche pensare al potere del linguaggio, la sua responsabilità”.

“Ultimamente è spesso doloroso, ultimamente le macchine da presa più importanti sono in Palestina filmando il genocidio del popolo palestinese, sono in Ucrania, sono a Calais filmando la polizia francese che affonda i gomoni dei rifugiati a colpi di coltello, sono a Los Angeles filmando i raid dell’ICE. Le macchine da presa più importanti oggi sono nelle mani di coloro che resistono, dei testimoni delle vittime, sono nelle mani degli oppressi. Cosa può fare l’immaginazione in un momento simile? Cosa può fare il cinema di fiction e le sue capacità sempre più grandi di fabbricare illusioni alle quali crediamo? Molto credo, ma fa ben poco. Si spiega la storia di un linguaggio nato con il ventesimo secolo e che gli somiglia. Sono le problematiche di un’arte nata e cresciuta con il capitalismo, l’industrializzazione e il cuore dei conflitti mondiali e coloniali. Un linguaggio che si fa all’interno di un’industria avrà difficoltà a immaginare un altro mondo, è molto difficile tracciare una via di rivolta in un sistema, specialmente se scegliete la dolcezza”.

“Tuttavia il cinema si vede come resistente perché sempre occupato a lottare contro la scomparsa del suo modello economico. Lo stanca, lo distrae, gli impedisce di esplorare. E’ comprensibile, ma se dovessimo scomparire un giorno, all’indomani il cinema sarebbe l’archivio di quello che ci ha portato là. Qual è il progetto di un’illusione che tenta di assomigliare al mondo che produce l’illusione? Ho un pensiero per tutti gli immaginari alternativi, per tutti i mondi inventati e respirabili dove viviamo ogni tanto leggendo, amando, fondando comunità. Ho un pensiero per le autrici di fantascienza femministe, Mary Shelley, Octavia Butler, Ursula Le Guin, Françoise d’Eaubonne, Anna Rinonapoli, è da tanto tempo che hanno fatto il lavoro di immaginare mondi diversi. Stranamente non sono mai state adatte al cinema. Il cinema italiano dai suoi finanziamenti pubblici fino agli spazi culturali è sempre di più attaccato in modo sistematico dal governo di Giorgia Meloni. Riflettete, ci auguro tanto coraggio e vi ringrazio.”

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