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sabato, 6 Settembre 2025

Come l’amore per gli animali aiuta ad uscire dalle dipendenze

La storia di Gabriele, uscito dal tunnel grazie all'incontro con i cani da slitta della scuola di Fusine. 'Per voler bene ho dovuto amare'

17.06.21-07.00- Di primo acchito, per alcuni, ‘l’amore per gli animali‘ potrebbe sembrare una cosa banale, quasi ovvia, ma in realtà la forza curativa dell’amore puro e incondizionato degli stessi-in ambito terapeutico chiamata ‘pet therapy’– ha il potere di salvare molte vite. Un caso famoso riguarda l’inglese James Bowen, uscito dall’eroina grazie all’incontro con il suo gatto Bob (della sua storia, James ha scritto un libro per poi vederlo trasformare in film. ndr.). In Italia, abbiamo voluto parlare con Gabriele Grosso, un ragazzo con una storia molto importante alle spalle, uscito dal tunnel delle dipendenze grazie all’incontro con la sua husky Lusin e con gli altri cani da slitta gestiti dalla prima Scuola Internazionale Mushing-sleddog italiana a Fusine.

-Gabriele, partiamo dalla fine: come stai ora?

Sto bene. Ho tanto progetti e sogni ma la cosa più importante è che sono finalmente in pace con me stesso. Ho appena affrontato un processo ed è andato bene, grazie al fatto che i giudici hanno visto un reale cambiamento. Mi piace portare la mia storia nelle scuole o ai più giovani ma non per parlare di me come ‘fenomeno’, bensì come persona con dei vissuti che crea con gli altri un momento di condivisione, in una sorta di riflessione e auto-aiuto.

-Hai avuto una vita molto difficile: qual è stato il momento che ti ha fatto capire di averne abbastanza, in cui hai deciso di voler cambiare veramente?

Sono vivo per miracolo. Mia madre, per varie scelte di vita, era nel giro della droga e della prostituzione. Sono nato con l’HIV -poi curato e negativizzato- mentre mio padre è morto a 35 anni per un’overdose di eroina. Ai tempi cercavo di imitarlo, senza rendermi conto delle conseguenze ‘silenziose’. Poi, dieci anni fa, il punto più basso: ho visto morire il mio migliore amico di overdose. Nel 2016, quindi, inizio il percorso di cambiamento ma tre anni fa arriva un altro colpo: un amico, conosciuto nella comunità di Don Claudio Burgio, non ha resistito, è tornato a fare la vita di prima ed è stato ammazzato in una rissa. La sua morte mi aveva fatto salire una grande rabbia, tanto che volevo andare a vendicarlo ma poi, uno dei miei cani è stato male e questo mi ha salvato, fermandomi dal commettere atti stupidi. La morte del ragazzo è stato un rafforzamento per me, mentre il malessere del mio cane mi ha fatto capire che veramente nulla accade per caso.

-Dopo il buio, l’incontro con i cani da slitta..

Esatto. Come dicevo, nel 2016 ho avuto la fortuna di incontrare sul mio percorso degli assistenti sociali che si sono occupati realmente di me. É difficile trovare persone così (ecco perché sono importanti le comunità come San Patrignano, dove puoi parlare con persone che hanno passato le stesse cose che hai passato tu, ndr) ma esistono, sono coloro che non fanno ciò che fanno soltanto per lavoro ma per missione, che ci tengono a conoscere bene la tua storia e non si dimenticano di te dopo aver timbrato il cartellino. Ricordo che mi fecero questa proposta particolare: lo sleddog (corsa con i cani da slitta). Ho quindi guardato il cartone animato “Baldo” e sono rimasto folgorato. Da lì, sono restato cinque anni nella scuola di Fusine, fondata da Monica D’Eliso e Ararad Khatchikian, che ringrazio ancora così come il figlio Azad (in cui si fanno attività di dog trekking, sleddog etc).

-Una scelta estrema, la tua, per riconnetterti con te stesso..

Ho scelto di stare in condizioni estreme per cinque anni, costringendomi a fare una pulizia interiore. Ho voluto rimanere senza orologio e cellulare per dare il giusto tempo alle persone. Mi hanno salvato il silenzio, la neve, il freddo, la natura e, ovviamente, i 47 cani da slitta. I prati e le montagne, mi hanno liberato l’anima. Ma il mio grande amore è Lusin, una femmina di husky di 13 anni protagonista del mio cambiamento. Una notte, appena arrivato, ero andato a letto dopo a ver bevuto troppo.Mi ricordo che mi sono risvegliato con il suo musetto che mi guardava proprio come quando ero andato a dormire. Mi sono sentito amato ma anche in colpa. Lì ho capito che era giusto smettere del tutto per creare un rapporto lucido e limpido tra me e gli animali, perché avevo una responsabilità con loro. E con me stesso.

-Hai smesso senza terapie, solo con la volontà per il tuo scopo..cosa vorresti dire a coloro che vorrebbero ma non riescono ancora ad uscire dalle droghe?

La vita è una e quando è tardi è tardi. Bisogna essere abbastanza forti da chiedere aiuto. Ho visto morire mio padre a 35 anni, oltre a vari amici. Mia mamma ora, a 45 anni, è in un letto distesa in stato vegetativo, con l’AIDS e piaghe da decubito. Li porterei a vedere mia madre per far loro capire il valore della vita.

Sottolineo, però, che amo mia madre. Amarla significa accettare e capire le scelte che ha fatto ed andare oltre il giudizio. Quando ho capito questo, ho accettato ancora di più. Ho capito che, per volerle bene, avrei dovuto amarla.

-Cosa vuoi dire, invece, a chi è appena riuscito a smettere? Hai dei consigli per i momenti più duri?

Di circondarsi di persone buone, pronte a starti vicino in ogni momento della tua vita, e che per questo, nel bene e nel male, sai che saranno sempre lì per te. E se si ricade durante il percorso, di ricordarsi di essere umani, di non sentirsi in colpa ma di pensare a tutti i passi in avanti fatti finora, e continuare a guardare sempre verso il bene. (Io, nel mio piccolo, ho un profilo facebook dove chi ha bisogno di un consiglio, un parere o una parola, mi può scrivere 24 ore su 24 ore, aiutandosi così a vicenda. ndr). Come dice la scrittrice Chiara Amirante ‘in qualsiasi circostanza o situazione, nella vita solo l’amore resta dentro l’anima’.

Un messaggio forte e presente, di speranza e di amore profondo che può vincere su qualsiasi ombra del passato.

Michela Porta

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