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sabato, 6 Settembre 2025

La gatta Nina, maltrattata per oltre dieci anni, non ce l’ha fatta. Si sollevano voci per richiedere leggi a tutela degli animali più severe.

30.08.21-14.40-Pochi giorni fa, era stata data notizia della ‘casa degli orrori’ nel pordenonese, dove l’Oipa ha scoperto che un uomo teneva uccelli chiusi in gabbia da anni e una gatta legata alla catena. Impaurita, ormai rassegnata ad una vita ‘non vita’, la povera gattina Nina ha subìto un’ingiustizia troppo grande. Non rispondeva agli stimoli esterni ed era adagiata dentro uno scatolone, su uno straccio lurido da quando era cucciola. Le guardie zoofile l’avevano poi portata in una clinica veterinaria dove le era stata riscontrata grave disidratazione ed insufficienza renale. Sembrava essersi ripresa, le era anche stata trovata una famiglia per l’affido giudiziario ma poi sono subentrati problemi intestinali e non ce l’ha fatta. Ora, il corpo della gattina verrà condotto all’Istituto zooprofilattico per l’esame necroscopico. Sembra come se Nina abbia resistito fino all’arrivo dell’Oipa e, dopo aver sentito almeno una volta nella sua breve vita l’amore e la libertà, si sia lasciata andare in pace, in mani sicure.

Questa storia lascia lacrime ed amaro in bocca; ci si chiede fino a che punto arrivi la crudeltà dell’uomo. Se si sanno di storie simili, si può denunciare in modo anonimo perché prima lo si fa, più probabile è che l’animale si possa salvare. L’accoglienza per animali ha sempre le porte aperte. Il ‘padrone’ della gattina, nel frattempo, è stato denunciato e sanzionato. “Troppo poco” o ancora “Pene ridicole” affermano in coro in tantissimi sui social, animalisti e non. Si spera, quindi, che questi episodi portino ad una consapevolezza maggiore anche da parte dello stato, andando finalmente ad inasprire le leggi per la tutela degli animali che non possono difendersi di fronte alla crudeltà umana.

Riposa in pace Nina, ora sei finalmente libera.

Michela Porta

 

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