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sabato, 6 Settembre 2025

Dalle fragilità alle carceri: il lavoro della Comunità San Martino al Campo di Trieste

10.08.21-09.00-La Comunità di San Martino al Campo nasce agli inizi degli anni Settanta a Trieste grazie a don Mario Vatta per aiutare le persone più fragili. Inizialmente comincia ad occuparsi dei giovani tossicodipendenti. Nel 1972, assieme ad un gruppo di amici, fonda poi la Comunità vera e propria che da allora continua a crescere grazie ai volontari presenti e differenziando le sue attività verso il territorio. Nello specifico, dal 2008 la Comunità ha formato il “Gruppo Carcere” dove i volontari, in gruppi di due, effettuano degli incontri due volte a settimana con i detenuti della Casa Circondariale del Coroneo.”Incontriamo le persone per fare un pezzo di strada insieme” afferma uno dei volontari. Il progetto si basa su “Ascolto-Accoglienza-Condivisione”: incontrare persone in contatto con l’esterno, scambiare qualche parola, aver la possibilità di richiedere consigli o esigenze particolari sono cose molto importanti anche se di solito sottovalutate.

Oltre a ciò, l’associazione si occupa di aiutare anche materialmente il singolo o le famiglie che si trovano in un periodo di difficoltà economica, tramite l’offerta di vestiario o contributi economici o contatti con assistenti sociali del comune. Le famiglie sono invitate allo “Sportello d’ascolto” in via Gregorutti 2, Trieste. Lì, si valuta la situazione e si decide il tipo di aiuto a seconda delle esigenze. Lo sportello è valido anche per coloro che non hanno problemi detentivi, bensì anche per chi vive situazioni di disagio sociale e povertà. “Unità di strada” è invece rivolto a persone fragili ed emarginate, in un percorso orientato ad un’autonomia abitativa ed economica. Altri progetti rivolti ai più giovani sono “Centro Smac” (spazio di aggregazione giovanile), “Non uno di meno”(o “Scuola Smac”, che sostiene i ragazzi fino al conseguimento del diploma di terza media) e “Qualcuno con cui correre” (per sostenere i ragazzi in difficoltà durante il percorso delle scuole superiori). L’approfondimento delle realtà carcerarie viene inoltre fatto conoscere anche all’esterno, ad esempio attraverso incontri di approfondimento e testimonianze nelle scuole.

Durante il periodo Covid le modalità del “Gruppo Carcere” sono state comunque diversificate ed effettuate “in corrispondenza” ma ciò non apportava quel ‘calore’ e senso di vicinanza che servono per effettuare in modo esaustivo questo scambio. “Principalmente il progetto si attuava nella sezione maschile, in quanto la femminile era seguita dalla Caritas ma chi di essa seguiva la sezione si è ritirata per età avanzata, quindi da circa un anno siamo attivi anche lì”.Su un totale di 145 detenuti al Coroneo, solo 15 (4%) sono donne. A Trieste, tra l’altro, c’è l’unica sezione femminile di tutta la regione. La struttura, pensata inizialmente per soli uomini, ‘penalizza’ un po’ la parte femminile perché le attività non possono essere condivise. “Qui, però, non ci sono bambini” sottolineano i volontari. Sono in totale cinque gli istituti su territorio nazionale che ospitano donne con bambini:“Il numero si è molto dimezzato, al 30 luglio risultano esserci 29 bambini in totale ma erano sulla cinquantina pochi mesi prima”. La situazione è delicata in quanto in questo modo si rispetta il diritto alla maternità ma non quello dell’infanzia. La legge marzo 2001, n. 40, sostenuta dall’ex Ministro per le pari opportunità Anna Finocchiaro parla di misure alternative alla detenzione per le donne con figli minori di dieci anni ma molto spesso non è applicabile (sia perché applicabile solo a donne con condanna definitiva, sia perché molte non hanno domicilio ecc.). In via alternativa ci sono gli ICAM (Istituti di Custodia attenuata per le madri): il più vicino a noi è la Giudecca, a Venezia.

Nel 2020 in totale la Comunità San Martino al Campo ha effettuato 41 colloqui con detenute donne e 208 con detenuti maschi. In totale, sono stati donati 143 capi di vestiari ed effettuati 52 interventi economici. Si ricorda, infine, che l’associazione fa parte della Conferenza Nazionale Volontariato di Giustizia, che riunisce le associazione regionali che si occupano delle realtà carcerarie incontrandosi mensilmente assieme ad altre realtà di volontariato -tranne di quella del carcere di massima sicurezza di Tolmezzo– per confrontarsi sulle problematiche comuni.

Michela Porta

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