29.04.2022 – 08.00 – La Cina rimane il principale produttore mondiale; e Shangai il principale porto per i flussi delle merci destinate all’occidente. Ne consegue, parafrasando Pierre Haski, che quando la Cina ha il raffreddore, anche le industrie e i porti occidentali, Italia e FVG compreso, non stanno così bene. Il lockdown attuato dal governo cinese per la città di Shangai, all’interno di una politica sanitaria zero Covid, avrà infatti pesanti ripercussioni per il tessuto logistico-produttivo del Friuli Venezia Giulia. Il tempo medio di percorrenza di un container dalla Cina all’Europa è infatti di quaranta o cinquanta giorni; pertanto le conseguenze verranno avvertite solo verso la prima metà di giugno. Confindustria Udine, nell’occasione, ha suonato l’allarme sull’impatto di un lockdown che non si preannuncia breve; riproponendo l’importanza di una logistica diversa. Forse più locale e basata sulle scorte di materiale? Meno legata alla Cina? Una logistica regionale? Tutte le opzioni sono aperte.
“Fra le oltre 500 navi mercantili attualmente ferme davanti alla costa di Shanghai a decine – informa la nota stampa – sono cariche di metalli raffinati e altre sono in attesa di caricare materiali pronti per la distribuzione commerciale. I ritardi nelle consegne cominciano ad essere imprevedibili e stanno impedendo sia alle imprese di rispettare i termini di consegna dei beni lavorati o dei componenti che agli esercizi commerciali di avere alcune merci da esporre in vendita”.
“Tutta la logistica delle merci è fortemente rallentate – prosegue Confindustria – le maggiori criticità riguardano le operazioni di carico e scarico, le necessarie formalità burocratiche ma anche il trasporto via terra. Agenzie di stampa riferiscono che i permessi per i camion che entrano ed escono nell’area portuale hanno una durata di appena 24 ore, ma l’attesa per gli autisti si protrae spesso oltre le 40 ore complicando l’intera catena distributiva. L’intera logistica mondiale, già provata dalla pandemia e dai più recenti effetti negativi prodotti dal conflitto russo-ucraino, dunque, sta soffrendo per questa ennesima, pesante strozzatura, seppur, auspichiamo, temporanea, con treni che partono dai porti degli altri continenti mezzi vuoti, e prezzi dei container e dei trasporti che salgono e scendono non più secondo la classica legge della domanda e dell’offerta, ma in base a logiche imprevedibili, legate prima di tutto alla loro semplice disponibilità”.
La Cina per il FVG rappresenta il 14° partner commerciale per valore di beni esportati ed il terzo per beni importati. Nel 2021 le esportazioni del FVG in Cina, rispetto all’anno precedente, sono diminuite del -2%, passando da 418 a 368 milioni di euro. Erano 425 nel 2019. Le importazioni sono cresciute del 26%, da 547 a 690 milioni di euro (erano 556 nel 2019, +24 21/2019). La principale voce di esportazioni sono i macchinari, -15,2% la variazione tendenziale nel 2021 (da 277 a 240 milioni di euro).
[z.s.]