17.01.2024 – 08.00 – L’inaugurazione ufficiale della mostra scultorea “Silva Lapidea”, esposizione visitabile dal 15 dicembre presso il Museo di Santa Chiara di Gorizia, ha dato ufficialmente il via alla rassegna delle quattro mostre in programma per GO! 2025, anno in cui la città ricoprirà, insieme a Nova Gorica, il ruolo di Capitale europea della Cultura.
Una ricca offerta culturale che vedrà, da qui al 2026, la città di Gorizia protagonista di altri tre appuntamenti espositivi: “Ungaretti e il Carso”, in programma tra ottobre 2024 e maggio 2025, “Il Tesoro di Aquileia”, calendarizzata invece dal secondo semestre 2025 al primo semestre 2026, e “Crali. Una vita per il Futurismo”, la grande mostra antologica attesa tra aprile e settembre 2024.
“Nell’ottica della Capitale europea della Cultura, la cosa più importante è avere una chiara programmazione. – ha dichiarato in una breve intervista l’assessore comunale alla Cultura di Gorizia, Fabrizio Oreti – Noi come amministrazione, su mia proposta poi accolta all’unanimità, questa programmazione l’abbiamo già messa nero su bianco organizzando una lunga rassegna di mostre, esposizioni che andranno da dicembre 2023 sino a febbraio 2026”.
“Una programmazione, caratterizzata da quattro esposizioni in tutto, che ha lo scopo di dimostrare al mondo ciò che siamo stati, ciò che siamo e ciò che saremo. – ha proseguito ancora l’assessore – Queste mostre ci permetteranno di raccontare un territorio che merita di essere conosciuto per la sua unicità e specificità, aspetti che gli hanno permesso di vincere il titolo di Capitale europea della Cultura”.
Crali e l’Isontino…
Tornando a Crali, si tratta di un grande ritorno per l’Isontino dopo le due esposizioni a Monfalcone, riconducibili rispettivamente al 2019 e al 2022, e quella organizzata proprio al Castello di Gorizia a cavallo tra il 2009 e il 2010.
Siamo dunque dinanzi a un tema tanto ricorrente quanto fondamentale per un territorio che, con il passare degli anni, ha riconosciuto sempre più in Tullio Crali una figura cruciale grazie al suo profondo legame con Gorizia, città in cui si trasferì, insieme alla famiglia, a soli 12 anni nel 1922.
Nel capoluogo Isontino Tullio Crali mise subito in mostra le proprie capacità artistiche, un talento cristallino che ottenne una prima consacrazione, già intorno alla fine degli anni Venti, in occasione della II Mostra Goriziana d’Arte.
A queste doti artistiche egli affiancò in piena guerra, correva l’anno 1941, l’organizzazione delle “serate futuriste”, appuntamenti cittadini dove venivano declamati manifesti e messi in scena piccoli spettacoli.
Fortunatamente, la fama di un artista come Crali non è stata divorata dal tempo, ma è giunta sino a noi anche grazie a una personalità comune in tutte le mostre a lui dedicate, si tratta del loro curatore: Marino de Grassi.
“Questa non è una mostra su Crali, questa è la mostra su Crali, perché le opere qui esposte sono quelle con cui l’artista ha voluto consegnarsi alla storia, scelte da lui stesso per rappresentare la summa della sua produzione artistica e per essere – con esse – ricordato” – disse proprio l’avvocato Marino De Grassi in occasione della presentazione della seconda mostra nel monfalconese.
Esposizione e opere che, in una versione rivisitata e impreziosita da nuovi dettagli e sezioni, arriveranno dunque anche a Gorizia arricchendo così un percorso di avvicinamento alla Capitale europea già colmo di iniziative ed eventi.
Su Crali…
“Ho di Tullio Crali un ricordo forte, preciso, quasi cristallino. Lo conobbi a Palazzo Grassi, in occasione della storica mostra che, nel 1985, tolse il Futurismo dallo stanzino delle anticaglie ammuffite. – scrisse lo storico dell’arte Maurizio Scudiero sul catalogo della mostra goriziana intitolata “Futurismo – Gli anni trenta – Omaggio a Tullio Crali” – Era una figura di riferimento importante, ma anche una persona dal carattere difficile con la quale si creavano spesso diverbi. Aveva un’attitudine che spesso lo pose in rotta di collisione con chi cercava di fare qualcosa per lui”.
“Tullio Crali si sentiva ‘investito’ di una missione storica, un incarico che – come mi raccontava – gli aveva trasmesso lo stesso Marinetti negli ultimi mesi passati a Venezia: ‘portare avanti la causa del futurismo’.”
Un incarico che Crali aveva svolto con zelo e abnegazione, creando una biblioteca di documentazione sul Futurismo fornitissima e tenendo centinaia di conferenze e declamazioni su Marinetti e il Futurismo, soprattutto quando parlare di Futurismo era altamente impopolare, se non pericoloso. – incalza ancora nel suo scritto Scudiero – E il Futurismo lo conosceva bene. Non tanto perché ne aveva vissuto una certa parte di storia, conosciuto e frequentato molti dei protagonisti: ho conosciuto anch’io molti vecchi futuristi, bravissimi aeropittori, o poeti, ma spesso non sapevano biascicare neanche una frase, o trasmettere a qualcuno alcunché.
Crali, invece, era colto ed aveva un dono naturale: quello della comunicazione. Sapeva usare la voce, sapeva usare lo sguardo, sapeva usare i gesti ed anche i… silenzi. Quando ti declamava, anche solo per te, una parolibera di Marinetti, o di Buzzi, o anche una delle sue, rimanevi incollato alla sedia, perché lui ti sapeva trasportare nello spazio e nel tempo: come si fosse ritornati ad una di quelle incredibili serate futuriste”.
“E se questo era il Tullio Crali del 1985, quando aveva 75 anni, – data in cui lo stesso Scudiero lo conobbe – si può immaginare quale potesse essere la ‘carica energetica’ che sprizzava da lui quando era un baldo trentenne, a Gorizia, alla fine degli anni Trenta.Giovane, di bell’aspetto, elegante, filiforme, ottimo pittore e, soprattutto, come si dice, in pancia a Marinetti.
Era, quello, infatti, il periodo in cui sfornava un dipinto più bello del altro: aerei in cabrata, in loop, a bassa quota, in ammaraggio sul golfo (di Trieste), e paracadutisti fluttuanti e in caduta libera. Autentiche sensazioni di volo riversate sulla tela con una maestria eccezionale.
Credo che le opere di Crali in quel periodo siano state veramente funzionali alla causa del Futurismo in un momento in cui grandi tensioni sia politiche sia interne ai rapporti tra le correnti artistiche in Italia. Esse testimoniavano la perfetta coerenza e continuità con gli assunti iniziali del futurismo: l’amore per la velocità e l’idolatria della macchina“.
[a.f.] Tullio Crali Gorizia