12.11.2024 – 14.21 – C’è chi, come l’attrice Julia Roberts, ha fatto del sorriso un cavallo di battaglia. Ma non è così per tutti: avere a che fare ad esempio con il cosiddetto sorriso cavallino o sorriso gengivale, ossia caratterizzato da denti in bella vista o dalle gengive scoperte per oltre 3 mm a partire dal bordo del labbro superiore quando si sorride, può essere un cruccio non da poco, soprattutto nella società odierna in cui l’immagine, parliamoci chiaro, ha un’importanza massima.
Per evitare questa fastidiosa evenienza è importante, nei casi in cui si ha la necessità di ricorrere agli impianti, spendere un po’ di tempo in più e rivolgersi a professionisti davvero esperti. L’estrema verticalità nell’implantologia dentale, campo nel quale sono massimi esperti i professionisti dello staff dello Studio Cozzolino, realtà nota online pure per l’alta qualità della divulgazione sul tema dell’ortodonzia e della parodontologia, permette di evitare errori di posizionamento che, numeri alla mano, possono aumentare di 14 – 15 volte il rischio di alterazioni importanti del sorriso come la retrazione gengivale. A volte un errore di posizionamento di soli 2 mm o di soli pochi gradi può compromettere in modo irreparabile l’estetica del sorriso.
La buona notizia? Oggi come oggi, questa criticità può essere agevolmente evitata dagli specialisti grazie a un lavoro sartoriale, basato innanzitutto sulla progettazione dell’impianto con l’ausilio di tecnologie come la RX, la Tac 3D e la chirurgia computer guidata.
Anche la valutazione puntuale del clinico ha un ruolo cruciale e non può non considerare, per esempio, criteri come lo spessore del tessuto sia molle, sia duro. A seconda delle indicazioni di partenza, si può optare o meno per il ricorso a innesti gengivali, spesso chiamati in causa quando si ha a che fare con gengive eccessivamente sottili.
La gestione dei tessuti duri e molli è quasi sempre necessaria per un impianto in zona estetica cioè nei denti anteriori.
In questi frangenti, il parodontologo procede all’esecuzione di un innesto di connettivo ricorrendo a prelievi di tessuto autologo, ossia provenienti dal corpo del paziente, in particolare dal suo palato. In tal modo, si apre la strada alla formazione di un ulteriore strato gengivale.
Il caso – più frequente di quanto si possa immaginare – delle gengive sottili richiede particolare perizia da parte del parodontologo in modo da evitare errori come quelli relativi all’inclinazione. Numeri alla mano, a fronte di un errore di soli 10° si ha a che fare con un rischio di retrazione della gengiva anche di diversi millimetri.
Vale quindi davvero la pena dedicare quei 5 – 10 minuti in più ad analizzare il profilo dei professionisti dello studio, in modo da avere la certezza di affidarsi a chi sa trovare l’equilibrio perfetto fra tecnologia, estetica e funzione.
[n.t.k.]