05.11.2025 – 17.10 – “Non vi è solo una responsabilità sociale d’impresa in capo all’azienda, ma anche in capo a chi è stato chiamato a dirigerla. Quest’ultimo non può sottrarsi all’obbligo di affrontare le ricadute delle proprie scelte produttive quando queste coinvolgono un territorio, soprattutto se su di esso è insediato lo stabilimento di eccellenza, nonché il più prestigioso e di maggior dimensione della società” queste le parole dell’onorevole Anna Maria Cisint, in merito alla lettera aperta pubblicata sul Messaggero Veneto di Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri. “Nessuno mette in discussione le strategie globali di Fincantieri orgoglio dell’intero Paese. Ma ciò non è un salvacondotto per pratiche che allarmano le comunità quando queste superano la sostenibilità sociale e trasferiscono dallo stabilimento al territorio rischi di legalità legati al racket salariale e al pizzo islamico, che non sembrano apparire più come casi mediatici isolati”.
“Il fatto che non si discutano con la città i lavori di ampliamento in corso che rivoluzioneranno profondamente la dimensione aziendale e non si affrontino i problemi dei fabbisogni che ne deriveranno” prosegue Cisint “giustifica la convinzione che le conseguenze possano essere ancor più pesanti di quanto si possa immaginare per una realtà che già oggi non riesce a conciliare il gravame di una presenza extracomunitaria fuori da ogni controllo”.
“L’amministratore delegato non può asserragliarsi nella torre d’avorio delle sue visioni strategiche, che nel contesto locale si trasformano in disegni distopici se non sono correttamente gestiti e governati. Non si dialoga con la città attraverso lettere aperte senza possibilità di alcun confronto di approfondimento di merito se non quando si ritengono insufficienti le proprie motivazioni, perché ciò può apparire un segno di debolezza se non di arroganza”.
“Per questo, dopo la decisione unanime del consiglio comunale, l’appoggio delle parti sociale e la lettera dell’Ad, è tempo di sedersi al tavolo e confrontare le rispettive istanze” si appresta a concludere Cisint. “È giusto che il Comune chieda formalmente l’incontro da farsi nella sede municipale, fornendo una pluralità di date da conciliare con l’agenda dell’Ad per affrontare la lunga lista di problemi individuata dall’assemblea municipale e le questioni della legalità e della presenza islamica indotta dal modello produttivo che allarmano ogni monfalconese e dovrebbero con uguale responsabilità allarmare anche chi dirige l’azienda”.
[c.s.] [a.c.]

