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sabato, 6 Settembre 2025

Il rito del Maj: un bene da proteggere. Presentata a Gorizia la proposta a tutela dei riti antichi.

04.08.2023 – 08.30 – Una delle maggiori caratteristiche del territorio trasfrontaliero Isontino è sicuramente il suo patrimonio culturale, aspetto che, grazie all’elevato numero di contaminazioni presenti, ha aiutato sicuramente le città di Nova Gorica e Gorizia nel processo di ottenimento del titolo di Capitale europea della Cultura.
L’esistenza di più popoli e culture ha garantito in passato una grande proliferazione di tradizioni che, proprio grazie alla loro natura cosmopolita, sono diffuse ancora oggi in gran parte della Mitteleuropa.

Tra queste rientra sicuramente il rito del Maj, la tradizionale festa diffusa in molti comuni del Goriziano che vede coinvolti i neo – diciottenni nella pratica di abbattimento e successivo innalzamento dell’albero di maggio, da questo prende il nome il rito, al centro della piazza del proprio paese.
Nonostante il Maj, diventato col tempo un rito per sancire il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, abbia perso purtroppo con gli anni lo splendore di un tempo, esso rimane, soprattutto nella province di Udine e Gorizia, una tradizione molto praticata.
Soltanto nella provincia di Gorizia, ad esempio, le località nelle quali il rito viene festeggiato o quantomeno ricordato sono infatti le seguenti: Lucinico, Oslavia, Piedimonte, Sant’Andrea, Piuma, San Mauro, Mossa, San Lorenzo Isontino, Cormons, Brazzano, Borgnano, Capriva del Friuli, Savogna d’Isonzo, Gabria, Rupa, Selz di Ronchi dei Legionari, Doberdò del Lago, Jamiano, Medea, Morara, Romans d’Isonzo, San Canzian, d’Isonzo, San Martino del Carso, San Michele del Carso, Staranzano, Tapogliano e Villesse.

Feste e riti così antichi portano naturalmente con sé pratiche figlie del loro tempo, l’abbattimento di un albero e il successivo ricollocamento all’interno di un ambiente cittadino non è certamente una pratica semplice, si tratta sicuramente di azioni a cui i giovani moderni sono certamente meno avvezzi.
Al fine di evitare gravi incidenti come quello accaduto il 30 aprile 2022 a Piedimonte, data in cui un grosso albero issato durante la festa del Maj ha travolto una ragazza, e per permettere la sopravvivenza di questa importante tradizione popolare, il triste avvenimento sopracitato ha difatti obbligato le varie associazioni organizzatrici a rispettare norme di sicurezza sempre più stringenti, il consigliere regionale e presidente della V Commissione Diego Bernardis ha indetto nella mattinata di ieri, giovedì 3 agosto, una conferenza stampa presso il Palazzo dell’ex Provincia di Gorizia avente il seguente ordine del giorno “Salvaguardia e promozione del tradizionale rito del Maj e del palo della cuccagna” (già firmato dallo stesso Diego Bernardis, approvato dal presidente Massimiliano Fedriga e dalla giunta regionale).

“Sanciamo ufficialmente l’avvio di un percorso condiviso, trasversale e aperto al contributo di tutti, per riconoscere l’importanza dei riti antichi propri della nostra terra e permetterne la salvaguardia e la conservazione“, ha esordito Bernardis nella suggestiva Sala della Giunta.
“Questa iniziativa, nata grazie alla proposta dell’assessore comunale alla Tutela delle identità linguistiche Maurizio Negro, raccoglie un’istanza molto sentita nel nostro territorio, – ha sottolineato ancora il consigliere regionale Bernardis – una tradizione che coinvolge 56 comuni, frazioni e località in tutta la Regione. Un rito che va assolutamente tutelato e preservato, in quanto parte integrante del patrimonio culturale e storico della nostra terra, anche in vista della futura Capitale europea della Cultura“.
“Si tratta quindi di una tradizione localmente diffusa in tutto il Friuli Venezia Giulia, ma che purtroppo incontra notevoli difficoltà a causa della mancanza di normative specifiche. – ha concluso infine il presidente della V Commissione – L’impegno è di valutare ogni possibile intervento, ad esempio, per evitare norme troppo complesse e onerose rispetto alle operazioni per issare o calare l’albero, all’ottenimento delle autorizzazioni e alla possibilità di avvalersi del supporto di esperti o della Protezione Civile“.

In supporto al consigliere Bernardis è intervenuto poi alla conferenza anche il sindaco Rodolfo Ziberna che, dopo aver ringraziato lo stesso consigliere e l’assessore Negro, ha garantito “il pieno sostegno da parte del Comune di Gorizia all’iniziativa del consigliere regionale Bernardis per tutelare il Maj. L’iniziativa accoglie l’istanza avanzata dallo stesso Comune, poiché ritengo doveroso tutelare e valorizzare eventi che sono parte delle nostre radici e della nostra storia”. Gli ha fatto eco anche l’assessore comunale alla Tutela delle identità linguistiche, Maurizio Negro: “Mi fa molto piacere che il consigliere Bernardis abbia accolto la mia richiesta di portare in Regione il tema della tutela del Maj. Sono certo che, con l’impegno di tutti, si riuscirà a salvare e valorizzare una tradizione ancora molto presente a Gorizia e in tanti altri comuni“.

Iniziative e progetti come questo possono tuttavia funzionare soltanto grazie a una grande e proficua collaborazione, una cooperazione che ha sempre distinto l’intero territorio Isontino.
Proprio per questo, già a partire dalla conferenza di ieri, sono stati coinvolti al centro del dibattito il comandante della Polizia locale, Marco Muzzatti, la Confederazione delle associazioni slovene, rappresentata ieri da Walter Bandelj, e l’Associazione nazionale dei comuni friulani con il direttore dell’Assemblea comunità linguistica friulana (ACLIF) Claudio Romanzin.

“L’essenza del Friuli Venezia Giulia si può riassumere semplicemente dicendo che si tratta di un territorio dove popolazioni diverse parlano lingue diverse, una ricchezza culturale enorme. – ha spiegato lo stesso Romanzin ricordando quanto le tradizioni non siano un qualcosa di statico, bensì un processo in continua evoluzione – Non c’è nulla di sbagliato nell’adeguare una tradizione, purché se ne conservi il senso e non diventi puro folclore“.
A chiudere l’incontro, tornando un po’ all’osservazione di partenza che vedeva il rito del Maj come una delle tante tradizioni del territorio, è stato poi Medeot che, in maniera molto lucida, ha ricordato: “l’ordine del giorno non riguarda solamente il rito del Maj, ma tutte quelle tradizioni, come ad esempio il pignarûl, che vengono ‘ostacolate’ dai lunghi processi burocratici. Bisogna fare ciò soprattutto per incentivare i numerosi volontari a continuare queste splendide tradizioni”.

[a.f.]

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